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Pagani

Pagani è un comune situato nel centro del Agro nocerino Sarnese nella parte nord est e conta circa 35 mila abitanti

Più di uno storico farebbe risalire il primo insediamento abitativo in zona nel I millennio a.C., quando un popolo proveniente dall’antica Grecia, i Taurani, fondò un nucleo abitativo chiamato Taurania.

L’importanza strategica di questa città è attestata dall’autorevole storico romano Tito
Livio. Anni dopo, nel 1433, una nobile famiglia di stirpe normanna, i Pagano, ebbe in concessione la signoria del borgo di Cortimpiano, e iniziò ad essere identificato come il “casale de li Pagani”.
Il casale diventò sempre più grande ed importante, tanto che a partire dal XV secolo Nocera dei Cristiani cambiò nome in Nocera dei Pagani. Nel 1861 Pagani entrò a far parte del Regno d’Italia e, dopo un periodo di stagnazione, iniziò a svilupparsi una discreta attività industriale legata alla produzione agricola e della pasta, tradizione alla quale non è più riconducibile.
Resta però, ormai nell’immaginario collettivo, la città di Sant’Alfonso Maria de’Liguori.
Città calorosa ed accogliente vive di tradizioni e cultura popolare fortemente radicata tra i suoi abitanti.

  • Basilica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

La chiesa, situata in piazza Sant’Alfonso, fu voluta e ideata dallo stesso Sant’Alfonso, che ne affidò il progetto e la direzione dei lavori all’architetto regio Pietro Cimafonte. La costruzione, iniziata nel 1756, fu completata dopo varie interruzioni solo nel 1824. La basilica era intitolata, inizialmente, a san Michele. La facciata in stile neoclassico, con decorazioni in stucco e colonne, fu realizzata nel 1823 da Filippo Conforto. Nel 1824, Carmine Calvanese ne eseguì, invece, le statue dei santi Pietro e Paolo, poste in due nicchie ai lati dell’ingresso. Nel 1908 la chiesa fu elevata a basilica minore da papa Pio X.

  •  Festa della Madonna delle Galline

La tradizione popolare racconta che nel XVI secolo, nell’ottava della Pasqua, alcune galline, razzolando, portarono alla luce una piccola tavola lignea su cui era raffigurata la Madonna del Carmine. L’immagine avrebbe compiuto miracoli (l’improvvisa guarigione di uno storpio e poi altri sette). A causa del deperimento del quadro originario, l’immagine venne riprodotta su tela e collocata in una chiesa appositamente eretta nel luogo del ritrovamento.
La Madonna delle Galline è festeggiata in un avvenimento divenuto ormai di livello internazionale.
Accorrono infatti ogni anno migliaia di fedeli e visitatori abbagliati dal rituale pagano che ogni anno venera la Madonna. Canti e balli popolari che si protraggono fino a notte fonda, in un tripudio di colori, suoni, e piatti tipici della tradizione. La caratteristica più importante che avvolge l’intera festa è la tammurriata, una forsennata musica popolare che scoppia il venerdì in albis, accompagna la popolazione per l’intera giornata della domenica e si conclude all’alba del lunedì successivo, quando il popolo dei devoti va a deporre ai piedi della Madonna le tammorre utilizzate durante la festa.
La festa religiosa si svolge la domenica in albis con una processione della statua della Madonna del Carmine trasportata su un carro anticamente spinto dai fedeli, ma ora dotato di un motore.

A essa il popolo offre vari volatili, principalmente galline, ma anche papere, colombe, tacchini, pavoni o gallinelle. All’offerta delle galline si accompagna quella di dolci o di tortani, torte rustiche infarcite di salame e uova, che costituivano un tempo il cibo ricco dei contadini. Le mamme avvicinano i loro bambini alla Vergine, affinché li protegga.

La processione passa a rassegna le strade, i vicoli, i cortili e le masserie di Pagani con al seguito i gallinacei, che godono dell’ammirazione di tutti standosene appollaiati sul capo, sulle braccia, ai piedi della Vergine, noncuranti del vocìo, della musica e dei botti, che appesantiscono l’aria.

Inoltre, lungo l’itinerario della processione i fedeli creano i toselli, edicole votive impreziosite da coperte di raso, merletti e stampi in terracotta.

Rappresenta questo probabilmente l’evento di maggior rilievo dell’Agro Nocerino Sarnese perché ha saputo nel tempo promuoversi e farsi conoscere anche oltre i confini nazionali e per questo divenuto tappa per un turismo non convenzionale, legato alla storia ed alle tradizioni dei luoghi.

Pagani

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