Il territorio della valle del Sarno presenta le prime tracce di presenza umana tra il IX e il VI secolo a.C., epoca a cui risalgono numerose necropoli con circa 1.400 tombe a fossa, attribuite alla
popolazione dei Sarrastri.
La cittadina Marzanese è caratterizzata dai numerosi portoni che si susseguono lungo le due strade principali che a loro volta si estendono poi alla volta della campagna circostante.
Ed è proprio la campagna la vera ricchezza di questa cittadina, perchè grazie ad essa ed alla vocazione agricola ed il sapere contadino dei suoi abitanti, l’economia del territorio si basa sull’agroalimentare e la produzione dell’ortofrutta.
Il nome San Marzano rievoca poi la bacca rossa per eccellenza: il pomodoro.
San Marzano sul Sarno è elevata a terra madre del pomodoro simbolo per eccellenza della tradizione italiana.
Quì è nato e da qui, a cavallo degli anni ‘80 e ’90, è partito alla volta del mercato mondiale per finire sui menu di tutto il mondo.
Il rapporto tra i marzanesi ed il pomodoro è un rapporto intimo, familiare, a volte quasi materno.
È tradizione ancora tramandata preparare il sugo per l’inverno.
È usanza ancora radicata quella di eseguire questo rito insieme alla famiglia che, in un fine settimana di agosto o settembre, si ritrova per l’antico rito della “passata”.
La festa patronale a devozione di San Biagio V.M. rappresenta il momento massimo di partecipazione, con il santo portato in processione per le strade principali del paese la seconda domenica di settembre. Dal 2017 è stato istituito l’evento denominato “il Palio del Santo”, manifestazione popolare che coinvolge le contrade cittadine.
L’evento coinvolge centinaia di persone che si mettono in gara per aggiudicarsi una riproduzione della Mitria Vescovile del Patrono.
Più antica è, invece, la festa della Madonna Assunta la cui ricorrenza è il 15 agosto.
Canti e balli popolari animano il cortile storico di via Cesare Battisit, luogo di tradizione e riti.
Sebbene non sia la più antica, infatti la sua struttura risale al 1800, è odiernamente la chiesa principale del paese. Riccamente decorata da quadri e affreschi, seppur non grandissima, accoglie i fedeli e i visitatori con un ambia navata, sormontata dal soffitto affrescato con una rappresentazione del miracolo di Lourdes. Le alte finestre e la cupola sono custodite e sorrette da angeli. Nella parte concava, la cupola mostra i ritratti dei quattro evangelisti. Presso il transetto è collocato il quadro dedicato all’Assunzione di Maria ai Cieli. La vergine è sorretta da putti alati, mentre volge gli occhi al cielo. In cima all’altare, troviamo il ritratto del santo patrono, San Biagio, che da il nome alla parrocchia.
La chiesa prende il nome dalla statua della Madonna posta dietro l’altare. Il bambinello poggia una mano sul petto della madre, a simboleggiare i doni e le grazie materne.
Caratteristica è la presenza di un pulpito di legno, ancora perfettamente conservato, e della cantoria, una balconata posta sopra i portoni di ingresso, che ospitava nell’antichità, il coro e l’organo.
Degni di nota sono anche gli affreschi, risalenti al 1910. Il primo raffigura due angeli che reggono una fascia per annunciare Maria Vergine e Madre di Dio; l’altro raffigura Santa Maria delle Grazie, con il bambin Gesù e una terza giovane, inginocchiata ai loro piedi. Entrambi gli affreschi risalgono al 1910.
Sono stati eseguiti dal maestro Pietro Vetri (1885-1937), artista prodigio siciliano, le cui opere erano fortemente apprezzate nel Mezzogiorno, tra l’Ottocento e il Novecento.
Sebbene sia la più piccola, è forse anche la più antica costruzione del paese! Recentemente recuperata, la chiesetta di San Marziano rappresenta uno dei culti più antichi o oramai quasi dimenticati del paese.
Parte integrante della proprietà Manzini-Pisani, l’edificio ero una piccola cappella del 1060, costruita sulle rovine di un’antica villa romana. Acquistata dalla baronessa Pagano-Tortora, fu consacrata inizialmente nel 1837 e poi nuovamente nel 1911, quando venne dedicata al culto di San Marziano.
La cappella di architettura romanica medievale, presenta un piccolo cortile anteriore dove sono posti un pozzo e un antico abbeveratoio. Una targa ricorda la devozione della baronessa per il luogo di culto. All’interno è possibile notare, oltre al tetto spiovente con travi a vista, anche la finestra ad arco a sesto acuto.